Il 31 Marzo 1991 il popolo Georgiano riesce finalmente a liberarsi dall'oppressione sovietica e da quel momento i muri "iniziano a parlare" e a riempirsi di graffiti. Ancora oggi, artisti locali e internazionali danno sfogo alla loro fantasia: sfidandosi a colpi di vernice e ricorrendo alle più disparate tecniche. Il risultato? Una città piena di colori e in continuo rinnovamento artistico.
Punto di riferimento di questa esplosione artistica non può che essere l'ostello Fabrika. Ex tessitoria sovietica convertita poi in una vera e propria opera d'arte, è oggi principalmente usato come ostello, anche se sarebbe riduttivo racchiudere l'essenza di Fabrika in una sola parola. Nell'enorme cortile interno troviamo infatti diversi pub, un barbiere e spazi per opportunità lavorative con laboratori dedicati e aule. L'attrazione principale resta comunque l'arte che riempie i vari muri dell'edificio, rendendo Fabrika una tappa immancabile in ogni esplorazione di Tbilisi.
Un ottimo esempio di conservazione artistica, l'ho incontrato a Telavi, cittadina ad un paio d'ore da Tbilisi situata nella regione di Kakheti. Il museo di storia a Telavi sorge di fianco a quello che fino al 1927 era il palazzo reale, che oggi conserva nell'enorme parco solo l'edificio principale e due chiese. Suggestive le varie stanze del palazzo e la sala del trono che si apre sul parco. Il museo ospita una raccolta di quadri e opere donata in eredità alla città da una donna georgiana.
Anche questa seconda parte di diario della Georgia termina qua. Appuntamento con la prossima: decisamente più gustosa e coccolosa!
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